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4 cose da sapere sugli attacchi di panico

Attacchi di panico
  1. La generalizzazione dell’ansia

    Se chiedete a qualcuno che soffre di ansia forte come è cominciata, quasi sicuramente vi risponderà che all’inizio era bassa, che capitava solo in alcuni luoghi o situazioni e poi via via che passava il tempo è andata intensificandosi e diffondendosi sempre di più. In altre parole se prima era più specifica, poi è diventata più generale: si è generalizzata. Se chiedete spiegazioni più approfondite, vi diranno che dalle prime, specifiche, volte hanno cominciato a provare paura di capitare in quei luoghi specifici, o in quelle situazioni specifiche, quindi hanno cominciato ad evitarle. Questo significa che la zona di sicurezza si era ristretta. In teoria ciò avrebbe dovuto risolvere il problema, ma l’ansia era sempre là, perché fa parte dell’individuo, e un giorno capita che si cominciano ad evitare luoghi o situazioni che non sono proprio paurosi, ma che dànno fastidio. Così volta dopo volta, evitando questo, evitando quello, alla fine la zona di sicurezza si restringe sempre di più, arrivando a confinare il soggetto dentro le mura di casa, e a volte neanche quello è sufficiente.

  2. La distrazione

    Nella gestione dell’ansia, quando la nostra mente si focalizza su uno o più fattori ansiogeni, una buona distrazione solitamente riesce a fermare l’aumentare dell’ansia e in alcuni casi anche ad allontanarla. Ma che cosa avrà imparato il nostro corpo? Di sicuro non ad affrontare l’ansia e a superarla. Avrà imparato ancora di più che di fronte all’ansia l’unica soluzione è la fuga. Ma questo significa che di fronte alla minaccia dell’ansia siamo impotenti, in altre parole fuggendo impariamo che non possiamo superarla da noi. E se non possiamo fuggire? Che succede se la distrazione non funziona? Senza la capacità di vedere cosa viene dopo le prime avvisaglie, mentre facciamo di tutto per non finirci dentro, quello che facciamo in realtà è di andare ancora più velocemente verso il nostro attacco di panico.

  3. Il rilassamento

    Il rilassamento durante la giornata, prima di cominciare la mattina o prima di andare a letto, la sera, non può che giovare. Se viene fatto regolarmente aiuta a tenere lo stress lontano, permettendo a chi lo pratica di affrontare i problemi quotidiani più facilmente con più energia e concentrazione. Utilizzare il rilassamento nel momento dell’attacco di panico, tuttavia, è sbagliato da diversi punti di vista. Prima di tutto perché il nostro ci mette poco a creare associazioni con quello che succede intorno a noi. Quindi se ogni volta che mi sale l’ansia comincio a fare il mio rilassamento, e magari lo faccio solo in quei casi, presto o tardi mi basterà fare il rilassamento per entrare in ansia, non per uscirne. Il secondo motivo è che il rilassamento in questo modo funzionerebbe esattamente come la distrazione di cui al punto precedente, cioè sarebbe una fuga.

  4. I tranquillanti

    Parlando di fughe, quale fuga dall’ansia è più grande e, almeno all’inizio, efficace dei tranquillanti? I tranquillanti vengono prescritti con molta facilità da molti medici di base, e solitamente vengono accettati molto bene o, in molti casi, addirittura sollecitati, dai pazienti: “Dottore mi dia qualcosa per farmi dormire”, “non voglio avere questi pensieri ossessivi”, e via dicendo. I tranquillanti, però, non fanno solo male alla nostra capacità di affrontare stress e ansia, ma portano assuefazione, per cui con l’uso continuato finisce che necessitiamo di quantità sempre maggiori di sostanza esattamente come avviene per il consumo di sostanze stupefacenti. Quantità sempre maggiori che a un certo punto non bastano neanche più e gli attacchi di panico arrivano lo stesso, ma ora ci coglieranno completamente impreparati e il loro effetto sarà ancora più devastante.

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