Gentile Dottor D’Alessandro,
vivo da ormai vent’anni di ansia, depressione e attacchi di panico. Sono stato in cura all’inizio da un neurologo, poi per un anno da uno psicologo, e non avendo risolto il problema non so più a chi rivolgermi.
La persona che credo mi abbia portato in questo tunnel è stata una psicologa di un consultorio familiare, perchè all’ inizio ho avuto delle crisi d’ ansia poi tramite un’ amica che studiava psicologia a Roma mi consigliò di andare da uno psicologo.
La prima volta che ebbi la prima crisi d’ ansia mi trovavo sul posto di lavoro ed era un periodo molto stressante, facevo molti straordinari perchè mancava un collega nel mio reparto, e dopo circa tredici ore di lavoro consecutive mi andai a prendere un caffè a stomaco vuoto, dopo circa dieci minuti sentivo che i battiti del cuore aumentavano, mi mancava il respiro e mi girava la testa, andai subito dal capo fabbrica e gli dissi che volevo andare a casa perchè non mi sentivo bene. Neanche dopo cinque minuti mi venne un tremolio ai muscoli delle gambe e un formicolio alle punte delle dita e mi si erano irrigiditi i muscoli delle gambe, cosi’ mi portarono subito in ospedale. I dottori del Pronto Soccorso mi dissero che era dovuto allo stress e mi diedero dieci giorni di riposo.
Dopo circa due mesi andai da questa psicologa, gli raccontai ciò che mi era successo e lei mi rispose che non potevo fare più quel tipo di lavoro altrimenti avrei rischiato un ictus,un infarto. Poi mi fissò un appuntamento dopo circa tre mesi, uscendo dallo studio dentro di me pensai a tutte quelle cose che mi aveva detto la Dottoressa, e da li’ per strada scattò il mio primo attacco di panico.
E ad oggi pur essendo cosciente che ho un blocco psicologico dovuto a tutte quelle cose che mi disse la Dottoressa no ne sono uscito più fuori. Da quel giorno la mia vita è cambiata, non guido più da solo, non mi allontano più da casa la mia vita è un inferno, per me e per chi mi sta intorno (sono sposato e ho due figli).
Gentile Dottore volevo sapere da lei se un giorno ne uscirò fuori e come. Vorrei tanto venire da lei ma con questi miei problemi non riesco a muovermi per tratti cosi lunghi. La ringrazio per una sua eventuale risposta.
Antonio
Caro Antonio,
innanzitutto vorrei rappresentarle il mio rammarico per la pessima esperienza che ha avuto con la sanità pubblica (a quanto sembra molti psicologi e psichiatri che lavorano nelle strutture pubbliche sono più idonei a trattare con malattie mentali gravi, come le psicosi e i disturbi di personalità, piuttosto che con problemi più facilmente guaribili, come l’ansia).
Non so dirle se ne uscirà mai, perché non so dirle se troverà il coraggio di mettersi in gioco una volta di più. Non posso scrivere parole che possano convincerla a uscire di casa, per cui posso ribadire sempre la solita, monotona, risposta: se riuscirà ad andare in psicoterapia, almeno quel tanto che basta per trovare quella giusta, allora ne uscirà. Altrimenti dovrà continuare a conviverci.
Potrebbe anche farsi prescrivere dei farmaci per quel tanto che basta ad andare da uno psicoterapeuta. Le consiglierei, in questo caso, di rivolgersi prima di tutto alla psicoterapia breve, vista l’urgenza del sintomo. Poi potrebbe rivolgersi alla psicoterapia del profondo, così da elaborare le sue questioni definitivamente.