Il disturbo di panico è sostanzialmente un disturbo d’ansia caratterizzato da attacchi di panico frequenti e per lo più inaspettati. Viene definito “attacco di panico” il momento in cui si percepisce un violento e rapidissimo aumento di paura, che in pochi istanti raggiunge il suo apice. In quei pochi minuti possiamo provare sintomi anche molto diversi tra loro, quali ad esempio, tremori, un senso di oppressione al petto, sudorazione elevata, svenimento, ma anche asfissia, iperventilazione, tachicardia, nausea, disturbi addominali. Il tutto si accompagna alla tremenda e realistica sensazione di poter morire o impazzire.
Gli attacchi di panico sono una delle esperienze più devastanti e inquietanti che un individuo possa provare. Per cercare di definirlo meglio vorrei partire da un concetto più basilare: le nostre emozioni di base, in particolare quella reazione emotiva da cui l’attacco di panico prende forma e si alimenta: la paura. Noi esseri umani siamo continuamente immersi in un mondo di possibilità d’azione e in relazione con gli altri. Le emozioni ci permettono di identificare il valore che queste cose, persone, oggetti hanno per noi e il nostro modo di essere in relazione con questi oggetti. Esse, con la loro particolare caratteristica di universalità di restituiscono un significato universale: per cui una reazione di rabbia ci mostrerà il valore di un impedimento, la tristezza una perdita, la gioia ci indicherà la vicinanza e la “conquista” dell’oggetto desiderato. Il disgusto, al contrario, ci mostrerà la tossicità che quell’oggetto, persona o situazione ha per noi. La paura, invece, ci manifesta un pericolo imminente, una minaccia che potrebbe compromettere un nostro obiettivo. Seguendo questo filo logico, il panico è una paura pervasiva ed elevata all’ennesima potenza a cui non sappiamo associare un oggetto della nostra coscienza pre-riflessiva, ovvero, quella parte di noi che sperimenta senza sovrastrutture, senza che noi ci pensiamo troppo sopra, insomma. Non è che il collegamento non ci sia, è che “semplicemente” in quel momento non sappiamo qual è, non lo vediamo.
Le reazioni emotive universali sono altresì influenzate dal modo di percepire la nostra esistenza e dai sentimenti che emergono che seguono i nostri progetti di vita: ci sentiamo realizzati quando percepiamo che i nostri progetti hanno un fluire nel tempo presente, ma soprattutto un’apertura al futuro. I progetti che più ci realizzano come esseri umani sono le relazioni affettive, l’amore e i percorsi lavorativi o di studio: se abbiamo una percezione di continuità di questi due pilastri nel nostro futuro, allora il nostro umore sarà buono, integro e continuo. Al contrario, se qualcosa nella nostra situazione emotiva non va, se ci sentiamo smarriti, persi, e non troviamo le risorse per affrontare quello che la vita ci pone davanti, possiamo incorrere in alcune difficoltà psichiche, una di queste è sicuramente il panico.
Il panico, come abbiamo detto precedentemente, è una forte ansia, una paura di un imminente pericolo senza un oggetto specifico a cui riferirla. Il processo terapeutico serve proprio a questo: a comprendere in modo autentico la nostra esperienza e a trovarne i nessi motivazionali. Comprendere l’esperienza è un processo più complicato di quello che si potrebbe pensare: significa, infatti, trovare il giusto referente alle nostre emozioni, inserirle nella nostra situazione emotiva attuale e ridefinire in maniera narrativa la nostra storia sulla base di queste nuove comprensioni. Scoprire i fili che collegano il nostro sentire, agire ed esplicitare i nessi che ci hanno spinti a comportarci in quel modo o a percepire quella determinata emozione, ci permette di ri-appropriarci della nostro esistere eliminando ogni ingombrante “spiegazione” che non ci aiuta, se non a livello prettamente razionale. Restringendo il focus sugli attacchi di panico dobbiamo quindi concentrarci sulla ricostruzione dell’evento scatenante.
Come se fosse una moviola di un film al cinema, frame dopo frame: quali erano le nostre percezioni, quali immagini attraversavano la nostra mente, quali pensieri, quali sensazioni somatiche, fino ad arrivare ad una corretta ricostruzione della scena, nei minimi particolari. Questo processo permette di identificare il vero referente della nostra ansia e di comprendere i nessi che ci hanno portato a provare quelle sensazioni cosi sgradevoli.
Gli attacchi di panico ci rendono smarriti, ci fa perdere il senso di quello che proviamo, il controllo delle nostre sensazioni interiori, fino a diventare, a volte, invalidante per la nostra vita e costringendoci ad attuare strategie di evitamento. Restituire un senso a quello che proviamo e reinserirlo nella cornice della nostra esistenza, dare significato a ciò che percepiamo, è fondamentale per comprendere cosa ci sta accadendo e per dare dignità al nostro dolore. La cosa più importante è credere nelle proprie risorse personali e affidarsi a specialisti che insieme a te faranno questo percorso e ti sosterranno nei momenti più difficili. La motivazione al processo di guarigione è già dentro di te, non esistono magie: un percorso psicoterapeutico ti può soltanto aiutare a capirlo.